PRISON CHRONICLES / 2006 I N.0
CARO AMICO TI SCRIVO
Paolo F
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C’è una cosa in particolare che ho riscoperto nella mia esperienza detentiva: il piacere di scrivere una lettera a mano, con la mia calligrafia a volte indecifrabile ma, intima e riservata.
Una tradizione antichissima che ha avuto un’improvvisa caduta con l’avvento del telefono.
Nel corso della storia, troviamo molte citazioni legate alla scrittura epistolare.
Cicerone scrisse: “ La lettera non si fa rossa”, intendendo dire che, questo mezzo permette di esprimere cose che la vergogna ed il riguardo, non permetterebbero di dire a voce.
Nel corso dei secoli migliaia di uomini e donne hanno affidato i propri pensieri più intimi al papiro, alla pergamena, alla carta: lettere d’amore, messaggi in bottiglia, addii vergati con il sangue, missive ai familiari, lettere politiche filosofiche e scientifiche, denunce anonime, testi cifrati, diari epistolari o comunicazioni dall’ “Aldilà”.
Qui in carcere, dal monello al boss mafioso, dallo spacciatore di strada al criminale più incallito, sente il bisogno di comunicare, con l’unico mezzo che si ha a disposizione: carta e penna.
Ho visto personalmente i “duri fuori” versare una lacrima nel leggere una lettera dei propri cari ed anche se di nascosto, scrivere alla propria famiglia.
E’ bello sapere che al passaggio di boa del secondo millennio, la tradizione epistolare non si è estinta.
La più antica missiva ritrovata a Babilonia risale a quaranta secoli fa. Ma sono celebri anche carteggi di Van Gogh al fratello, di Hemingway, di D’Annunzio, Cavour o Churchill.
Nel 1880, Calamity Jane, trova il coraggio di raccontare in una lettera alla figlia, il primo incontro con il marito Jim, per poterla rassicurare di non essere una “bastarda”.
Il faraone Piope II nel 2360 a.C., invia a Harchut una lettera, perché gli porti il pigmeo catturato nel paese di Punt.
Cleopatra inviava ad Antonio parole d’amore intagliate in gemme e cristalli.
Andersen portò per 45 anni in un astuccio appeso al collo, la lettera di rifiuto della ragazza di cui era innamorato (Riborg Voigt).
Tra le moltissime curiosità va ricordata anche la famosa lettera inviata dall’imperatore della Cina a Newton, per complimentarsi delle scoperte, indirizzata semplicemente: “Al Signor Newton – Europa”. La missiva giunse regolarmente, anche se ai tempi nostri, sarebbe impensabile il poterci riprovare!!!
Il primato di prolificità epistolare spetta senza dubbio a Gabriele D’Annunzio, che in tutta la sua vita ricevette oltre un milione e mezzo di lettere, scrivendone non meno di centomila.
Un altro primato spetta poi alla Regina Carolina di Napoli, che riuscì a scriverne ottanta in quarantotto ore.
Mi fa piacere scoprire ogni giorno l’incredibile varietà di lettere che si vedono scrivere e ricevere in carcere: fogli con ornamenti floreali, disegni colorati a mano, simboli dell’amore, caratteri diversi e fastosi calligrammi, sigilli che garantiscono al destinatario l’integrità della lettera, e per finire, le lettere scritte con inchiostro simpatico, che si rivela solo al calore di una fiamma.
E’ altresì vero che si fa ricorso agli “artisti specializzati”, che si guadagnano il tabacco in cambio della realizzazione di carte da lettera affascinanti o di ritratti a carboncino della propria amata.
Ah, dimenticavo… c’è un’ultima categoria di lettere che ho conosciuto qui: quelle che lo “scrittore” non ha mai avuto il coraggio di spedire!!!
RORHOF