COSA TOGLIE IL CARCERE A UN UOMO
PRISON CHRONICLES / 2013 N.10
MC
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Mi hanno chiesto di scrivere un pensiero su cosa riesce a togliere il carcere all’uomo. A questo punto mi sento di stillare una classifica, non in ordine di posizione perché tutte le privazioni vanno a pari merito al primo posto. La prima cosa che si prova entrando in questo mondo è di sentirsi spogliare total- mente della propria dignità. Spogliare non solo metafori- camente, ma nel vero senso della parola. Quando ti ac- compagnano nello stanzino per la perquisizione, ti fanno spogliare totalmente nudo e ti invitano ad abbassarti per ve- rificare se nascondi qualcosa all’interno del tuo deretano. In quel momento la tua digni- tà è totalmente svanita ed uso la parola deretano per dare un senso ancora di ricerca di dignità, altrimenti dovrei scrivere propriamente nel tuo culo. Automaticamente, perden- do la dignità, ti subentra un senso di abbandono totale dal mondo esterno. La tua sensa- zione è quella di essere sem- pre stato rinchiuso Tra queste mura, sei conscio di trovarti in una struttura al centro di una città e contem- poraneamente sei totalmente isolato. Nel mondo esterno hanno stabilito una miriade di leggi sulla privacy, qui è assoluta- mente esclusa. Mediamente vivi in celle che variano da sei a dodici persone (vi garantisco che ascoltan- do chi ha avuto la sventura di conoscere più di qualche car- cere, questa è una situazione da favola). Hai un bagno nel quale devi fare uso di cucina, e sei for- tunato se hai una porta, altri- menti diventa un locale unico. Nonmivergognodisottoline- are che più volte non riesci a fare i tuoi bisogni avendo la sensazione che tutti siano lì a guardarti ed ascoltarti. L’igiene è una utopia, per quanto ci sforziamo nel tener- le pulite ed ordinate, le nostre celle sono troppo anguste e straripanti di tutto. Ricordan- dovi che il cesso e la cucina sono tutt’uno non serve diva- gare oltre. Paradossalmente il carcere ti dà un benessere unico ed allo stesso tempo ti svuota men- talmente. Qui non esistono e non hai preoccupazioni, non hai lo stress della vita quoti- diana, delle problematiche che devi affrontare, una fami- glia da mandare avanti, affit- to, assicurazione, rate varie, luce, gas... tutto svanito, nes- sun problema. Problema che un domani, quando varcherai quel por- tone, ti si rivolterà contro centuplicato. Ti ritroverai ca- tapultato in una vita che non ti appartiene più, se nel frat- tempo hai avuto la fortuna di non perdere tutti gli affetti più cari, rischi di trovarti una famiglia oberata di debiti e to- talmente debilitata. Rieducazione, devo capire perché usino questo termine. Come fai a rieducare una per- sona in questo modo? A parte qualche frequentazio- ne dei vari corsi, non gli dai la minima opportunità di emer- gere dalla noia quotidiana. È impressionante la visione che ti si presenta nelle ore dispo- nibili all’aria, un esercito di zombi che camminano su e giù per il cortile, veramente deprimente. Fra le privazioni devi aggiun- gere l’impotenza che provi in occasione di un colloquio o di uno scritto dei tuoi cari, ti si presentano problemi che loro non hanno la forza e la capa- cità di risolvere. Pur sapendo che tu non sei in grado di fare nulla, loro si pongono una mi- nima speranza e qui avverti la totale impotenza che nulla ti permette. Altre sensazioni sono quelle che ti abbiano tolto i colori e sfumature che avevi, ti ven- gono a mancare i più banali profumi che ti circondavano. Ti fai una doccia e ti pervade l’odore stantio di umidità e muffa, il profumo del bucato non esiste più, per quanto cer- chi di farlo odorare di buono sembra che in questo luogo i profumi siano severamente vietati. Pure i colori piano pia- no si affievoliscono e riesci ad intravedere solamente il gri- giore che ti circonda. Se vogliamo dare un punto a favore al carcere, visto che non permette l’uso del dena- ro, è quello che si può vivere ugualmente senza. Peccato sia solo una parvenza, sappiamo benissimo che fuori funziona al contrario. Forse ti renderà più responsabile di apprez- zarne il giusto valore. Una sola cosa il carcere non riuscirà a togliere all’uomo, IL MARCHIO, Ti rimarrà inde- lebile per tutta la vita e ti si presenteranno mille occasioni per fartelo ricordare. Fortunatamente ci sono sta- te delle eccezioni, qualcu- no dopo la prostrazione del carcere è riuscito a diventa- re qualcuno nella scrittura, nella pittura, nel teatro, ul- timamente anche da premio Oscar. Quello che chiedo al carcere è di non togliermi questa pic- cola speranza, se non dovesse avverarsi, almeno mi restitui- sca la dignità che a suo tempo mi tolse.
RORHOF