PRISON CHRONICLES / 2006 I N.0
GIUSTIZIA E INGIUSTIZIA
Pietro
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Quante volte ci capita di sentire un bambino gridare o dire fra i denti “Non e giusto!”, quante volte egli prova il sentimento di essere giudicato colpevole di una azione che non ha commesso o crede di non aver commesso o non ritiene cattiva? E questo non capita solo ai bambini ma anche agli adulti ogni volta che sentono l’ingiustizia di un esclusione non meritata, di un riconoscimento non ottenuto, di una prova non superata, di un licenziamento non giustificato, di un abuso subito. E ancora siamo davvero convinti che la giustizia debba essere eguale per tutti, o riteniamo che debba essere diversa a seconda delle circostanze e soprattutto per ciascuno di noi, che sempre disponiamo di buoni e talvolta validi motivi per non sentirci inclusi nella regola che ci prevede comunque oggettivamente colpevoli? Ci sono davvero due giustizie diverse: una valida per tutti e una per ogni singolo individuo? A questo rispondono le attenuati che possono ridurre anche sensibilmente la pena?
Ma la giustizia che ogni individuo si immagina “giusta” e che, come un vestito, si “aggiusta” addosso non rischia di provocare ulteriori conflitti e alla fi ne di creare ingiustizia?
E allora che cosa è giusto?
La giustizia non è solo e forse non è tanto una faccenda di tribunali, ma un processo culturale dal passo purtroppo lento, che può affermarsi solo attraversare “vere riforme”, che sappiano coinvolgere l’intera società allo scopo di sensibilizzare le persone verso il “vero” concetto di giustizia, che per essere tale deve considerare l’uomo come essere umano senza nessun tipo di discriminazione.
RORHOF