IMMAGINARE LA VITA OLTRE LE SBARRE ALDILÀ DEL FIUME
PRISON CHRONICLES / 2013 N.10
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Al di là del fiume, dopo aver passato il ponticello, quello nuovo con la curva e le gobbe, con il cane a fianco, un aurico- lare nell’orecchio, la sigaretta nella mano, in un giornata di mezza stagione, tiepida qua- si calda, passeggio sereno. il cane saltella e zampetta ap- presso a me senza allontanar- si troppo. Proseguo serena- mente verso il ponte Talvera, arrivo al bar, mi fermo, bevo un caffè e leggo il giornale mentre aspetto che arrivi la mia amica. Il cane gironzola nel cortiletto e annusa tutto curioso fino a quando Lei ar- riva e me ne accorgo dalle fe- ste che le fa il cane. Finisco di bere e insieme ripartiamo per la passeggiata in città, cammi- niamo sotto i portici, guardia- mo le vetrine, la gente passa intorno a noi, alcuni guarda- no, ma non diamo loro peso. Perché dovremmo poi? Arri- va una coppia con un cane che immancabilmente si ferma ad annusare il mio, così scambia- mo quattro chiacchiere e poi proseguiamo. Serenamen- te Lei trova qualcosa in una vetrina, entra nel negozio, si compera quello che le piace, poi al tabacchino comperiamo le sigarette. Più avanti trovia- mo un panificio, giusto giusto ci comperiamo il pane, poi gi- rovaghiamo per la città fino a che troviamo degli amici, al- lora andiamo al bar. Durante l’aperitivo, ci mettiamo d’ac- cordo per la serata, qualcuno paga e via verso casa, dove, con la musica di sottofondo, prepariamo il pranzo. Man- giamo andiamo a letto per il pisolo. Ci svegliamo, faccia- mo un bagno con tanta schiu- ma, ci prepariamo, usciamo per raggiungere gli amici in pizzeria, in un‘atmosfera di allegria mangiamo la pizza poi usciamo e tutti a casa a dormire...
Sarebbe bello uscire e passare il ponte, quello nuovo con la curva e le gobbe, con il cane a fianco, un auricolare nell’o- recchio, la sigaretta nella mano, in un giornata di mez- za stagione...ma purtroppo i sogni sono belli per quello, sono sogni. La realtà: biso- gna uscire e passare il ponte, quello nuovo con la curva e le gobbe, per andare in qualche posto a cercare lavoro, qual- che cosa da fare pur di non passare le giornate a perdere tempo, annoiati e stufi della vita che si fa, fino a ricadere nel vino e rotolare verso la discesa che porta inevitabil- mente di nuovo in carcere, e lì tornare a sperare, pensare, far passare le giornate...
Troppe volte sono ruzzolato per quella scarpata, senza mai riuscire a ritornare in cima. A volte si trova qualche ramo o una radice per appigliarsi e ti aiutano a fermarti, ma poi la presa cede, non riesci più a stare attaccato e allora torni a rovinare in basso!
Dopo un certo numero di vol- te cominci a chiederti: come mai cado sempre? Perché ogni ramo che trovo si rompe? Allora cominci a desidera- re di arrivare sul ciglio della scarpata, ma devi risalirla, fra tutte le difficoltà, gli scivolo- ni, le pause e la voglia di fer- marsi. Se sei convinto, riesci a riprendere il percorso, fai ancora qualche passo, guada- gni qualche metro, ma è dura e non vedi neanche il punto di arrivo. Se insisti e lo vuoi davvero, prima o poi ci arrivi! Poi puoi passeggiare con gli altri, magari non ti piace ne- anche e allora guardi indietro se c’è un sistema per tornare un po’ più giù, ma solo un po’, senza farsi male.
O forse un’alternativa c’è, si può continuare a salire e an- dare ancora più su, oltre il ciglio, verso la cima. Quello che resta è che la strada la fai e devi farla tu! L’importante, in fondo, è rendersi conto che qualunque essa sia, dirupo o salita, quello che scegli di fare è una tua decisione, e nessuno ti spinge giù o ti tira su.
RORHOF