PRISON CHRONICLES / 2009 N.5
LA CASA CIRCONDARIALE DI BOLZANO
Franz A.
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Come vi avevo detto nell’ultimo giornalino, in questo 4° numero vi racconto un pochino la struttura carceraria e, in parte, il suo funzionamento. Il carcere fu costruito alla fine del XVIII secolo, sotto il dominio austro-ungarico, dall’Imperatore Francesco Giuseppe. Quindi penso che, se questo luogo di sofferenza e pena sapesse parlare, ne avrebbe da raccontare di cose brutte e penose che si sono svolte prima, durante il dominio asburgico, poi durante la guerra del 1915-1918 e, successivamente, durante quella terribile del 1940- 1945, nell’epoca fascista e nazista. Seguirono gli anni ’60, i cosiddetti anni di piombo, quelli degli attentati terroristici dei Sudtirolesi, e ancora gli anni ’80, quelli dei processi per terrorismo e ai primi clan delle associazioni mafiose. E che dire dei giorni nostri, che hanno portato in questo luogo tanti tipi di individui di tutte le culture, ceti sociali e razze!
Ma parliamo un po’ del carcere stesso che, durante tutti questi anni, non ha mai avuto una vera e propria ristrutturazione: quasi tutto qui è rimasto tale come è stato costruito alla fine del diciottesimo secolo! Al massimo è stato data una tinteggiatura qua e là nel reparto dove siamo alloggiati noi detenuti, anche se, a guardare adesso dentro le camere di detenzione, fa schifo.
Ci sono tre sezioni su tre piani la I la II e la III.
Nella I sez. vi è l’ufficio “matricola” dove, dopo aver fatto richiesta, i detenuti possono accedere per motivi riguardanti la loro posizione giuridica, per mandare o spedire ai vari Tribunali, ad altre carceri o al Ministero Della Giustizia, delle richieste, magari anche solo per farsi trasferire più vicino a casa. Poi vi è l’ufficio del capoposto degli agenti di polizia penitenziaria di turno che controlla e vigila sul corretto andamento e sul rispetto del regolamento
Vi sono le celle per l’isolamento giudiziario (disposto quindi dai signori Giudici). Poi ci sono gli uffici degli Educatori, dove purtroppo trova posto anche la biblioteca del carcere, sezione che dovrebbe essere a parte, come in ogni Istituto. Ci sono la cucina dei detenuti e il magazzino dove ha sede il deposito degli indumenti e varie borse dei detenuti stessi che saranno consegnate loro all’uscita del carcere a fine pena.
Altri locali: la lavanderia, l’ufficio coordinamento didattico dove si deve inoltrare la cosiddetta “domandina” (senza la quale in carcere non si accede a nessun servizio), l’ufficio spesa dove vengono svolti i lavori di acquisto del sopravitto.
Al primo piano si trova la sez. II, con le 13 celle di detenzione, che ospitano in maggioranza detenuti di nazionalità straniera, comunitari ed extracomunitari. Quindi vi è una cella adibita ad aula di scuola per i vari corsi organizzati all’interno dell’Istituto. C’è anche una celletta adibita a barbieria, anche se spesso non vi è nessun detenuto incaricato di svolgere tale lavoro poiché mancano i fondi economici da parte del Ministero della Giustizia. Poi, in un raggio della stessa sezione, vi è anche la stazione dell’infermeria, dove la dottoressa attuale fa ciò che può considerato lo spazio ristretto che ha a disposizione. Attiguo all’infermeria vi è uno studio dentistico attrezzato molto bene. Il dentista purtroppo entra nell’istituto solamente una volta la settimana o anche meno.
Un giro scale molto “variopinto” ci porta dalla II alla III sez, quella apparentemente più tranquilla (nella quale sono alloggiato anch’io). Vi si trovano 13 celle, di cui una adibita a palestra, se palestra si può chiamare una stanza di quattro metri per quattro dove alcuni attrezzi, molto vecchi, dovrebbero essere sostituiti davvero. Quindi altre 12 celle di detenzione, che vanno da un minimo di 2 posti, fino a 10 posti l’una.
Penso che questa breve descrizione e questi numeri siano sufficienti a far capire cosa significa CARCERE! Non è per niente facile viverci all’interno anche per le condizioni igienico sanitarie che non sono compatibili con nessuna struttura che dovrebbe servire alla rieducazione e non unicamente a scontare la pena.
Con l’aiuto di alcuni volontari e della Associazione S. Vincenzo, con il sostegno economico della Cassa di Risparmio e della Provincia Autonoma di Bolzano, vi è un piccolo magazzino adibito a consegnare il vestiario di prima necessità a chi non ha niente sul serio quando viene arrestato e, successivamente, non ha la possibilità di comperare nulla né di avere colloqui con i propri familiari in quanto molto distanti. C’è da dire che chi si occupa materialmente della distribuzione di questo vestiario è una vera Istituzione per il carcere stesso perché è presente da quasi 40 anni. Sto parlando del signor BERTOLDI BRUNO che, con l’aiuto di qualche volenteroso detenuto, provvede alle molteplici necessità che ogni essere umano ha: vestiario, dentifricio, sapone, scarpe, qualche altra richiesta che la direzione non può soddisfare economicamente. Sempre in questa sezione c’è la chiesa, un locale molto grande ed ampio dove, solo la domenica, il cappellano del carcere celebra le funzioni religiose. Il cappellano si occupa anche, quando può, della distribuzione dei fondi delle varie associazioni. Posso dire che le iniziative non mancano, mancano però spesso la possibilità e la volontà di portarle avanti per motivi economici, logistici, di spazio, burocratici, quindi tante idee buone restano nel solito cassetto, altre vengono accolte dalla Direttrice.
Per merito dell’Educatrice Signora Steiner, dell’assistente volontario Sig Fink (che la gestiscono) e di un detenuto che ci ha lavorato volontariamente, la biblioteca è stata sistemata e riorganizzata e sarebbe importante che il detenuto prendesse l’abitudine di leggere ed imparare qualche cosa di nuovo. Il problema è comunque che mancano libri veramente attuali che potrebbero arrivare con l’intervento di sponsor. Una mano per l’arricchimento potrebbe venire anche dalla donazione di libri dismessi dalle biblioteche pubbliche.
In ogni sezione sono ubicate tre docce. Dico tre docce per 60 detenuti (quando sono solamente 60…) e l’acqua calda c’è e non c’è. In estate pazienza, ma in inverno è un dramma come lo è il molto scarso riscaldamento nelle varie celle.
Ecco come si presenta la struttura del carcere di Bolzano, spero di averne dato un’idea. Per un quadro completo c’è da aggiungere una cosa importante: questo carcere è davvero molto piccolo, sta cadendo in pezzi per la poca ristrutturazione che viene eseguita. Non sto qui a dare colpe a nessuno, ma sarebbe giusto che chi si deve prendere la responsabilità di costruire carcere lo facesse e basta, perchè questo sta sul serio cadendo a pezzi e ve lo dice un recluso che di anni qua dentro ne ha passati anche troppi!
RORHOF