LA GIOIA BREVE
PRISON CHRONICLES / 2011 N.9
ML
------
Se pensiamo alla gioia immaginiamo che sia un momento splendido della nostra vita dove ci sentiamo senza dubbio alcuno in uno stato di benessere, quasi invincibili e quanto altro riusciamo ad immaginare di essere in quel momento. Si, perché si tratta appunto di un momento che come tutte le cose belle hanno un inizio e una fine. Quindi se ci soffermiamo per un momento a pensare cosa ci è rimasto di quell’attimo di gioia vissuta… Cosa ci è rimasto? Solo il ricordo o molto di più? Oggi voglio raccontarvi cosa è rimasto a me di tante “gioie brevi” vissute, tenendo conto che chi scrive è stato anch’egli bambino – adolescente – ragazzo e oggi uomo. Sono il terzo figlio di una famiglia modestissima , ho perso il papà quando da poco avevo compiuto 6 anni e di conseguenza sono cresciuto grazie ai sacrifici di mia madre e di mio fratello maggiore , l’unico che dopo la scomparsa di mio padre lavorava, quindi una famiglia sulla soglia della povertà. Se vi sforzate di capire cosa significa non avere soldi per caramelle, gelati o quant’altro per un bambino di cinque – sei anni che desidera e che non può avere a differenza di altri suoi coetanei più fortunati, comprenderete che per me solo riuscire ad avere in tasca le “50 Lire” la domenica per comprare un dolcetto all’oratorio era una gran gioia. Soltanto che una volta finito di mangiare il dolcetto, non mi fermavo a pensare quanto fossi fortunato ad aver avuto e assaporato tanta gioia. Allora un bel giorno capitò qualcosa, forse è stata l’occasione del momento che mi ha prospettato la possibilità di avere una “confezione” intera, una scatola con non so quanti pacchetti di caramelle… Li per li, tremavo, mi sentii terrorizzato e impaurito, ma di colpo, in un attimo, con freddezza, presi nelle mani quella scatola di caramelle e scappai più veloce della luce fino a raggiungere un posto sicuro dove nascondermi. La gioia che provai nell’aver compiuto quel gesto era immensa, mi ritrovai tutto ad un tratto con tantissimi pacchetti di caramelle solo per me, senza aver speso neppure una lira e non avrei dovuto chiedere nulla a mia madre. Ero felicissimo e mi sentivo bene, orgoglioso ed entusiasta di me stesso, non pensai minimamente che quel gesto potesse cambiare la mia vita, avevo iniziato a “RUBARE”. Da quel momento e dopo aver assaporato la gioia di avere qualcosa senza doverla pagare, il salto è stato facile… Rubavo ogni cosa mi piaceva. Intanto crescevo provando sempre più gusto nel prendermi ciò che non era possibile comprare e ovviamente, più l’età avanzava, più erano grandi le esigenze per essere felice, quindi i reati sempre più pericolosi, cattive amicizie con persone più grandi e così via, tutto per raggiungere quel senso di soddisfazione interiore che mi ha da sempre procurato la famosa “gioia breve”, si, breve...Oggi ho 42 anni e ho una consapevolezza della vita molto più tangibile dopo aver trascorso 12 anni in carcere senza mai uscire. Sicuramente sento di aver avuto tanto dalla mia vita a partire dal denaro per arrivare alla gioia… ma quale gioia e gioia, è stato tutto finto, un abbaglio e un’illusione svanita nel momento in cui il carcere mi ha aperto le porte per entrarci senza avere la possibilità di provare la vera Grande Gioia, quella che rimane nel cuore di ogni padre nello stare accanto ai propri figli, vederli crescere e invecchiare a fianco della sua amata, dicendo con soddisfazione: “ci siamo riusciti”… Questa è la vera gioia… la Vita, non il carcere che provoca in chi ci sta vicino solo tristezze, preoccupazioni, quasi di ogni genere. In poche parole una vita non vissuta… Così come il provare una gioia che dura una giornata… e poi? Finiti i soldi rubati tutto finisce e devi ricominciare a cercarla… Quindi, miei cari ragazzi, lasciatevelo dire molto chiaramente, vivete pure le vostre esperienze di vita in base alle età che avete, non cercate di bruciare le tappe, state lontano dai guai, dai soldi facili, da cattive amicizie e quando avete bisogno chiedete, chiedete sempre, perché la Vera Gioia è la Nostra Vita e purtroppo, avendone soltanto una non è certo il caso di sprecarla inseguendo una gioia che già abbiamo… Con l’auspicio che questo breve racconto possa servirvi, vi abbraccio con la speranza nel cuore che almeno Voi, come i miei figli, possiate gioire di ciò che avete senza andarlo a cercare in uno specchio.
RORHOF