L'ASINO DEL GIUDICE: STORIA POPOLARE IRACHENA... UN PO' ANCHE BOLZANINA
PRISON CHRONICLES / 2010 N.7
MD
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In una piccolo paese vicino Mossul, viveva un povero contadino che, nella sua stalla, aveva due o tre animali, miseri come lui: una pecora, un gallo e un asino che gli serviva per tirare l’aratro, per trasportare al mercato i suoi prodotti e gli faceva anche compagnia, più di sua moglie. Nello stesso paese viveva un giudice ricco, potente e rispettato da tutti. Anche il giudice aveva un asino insieme a tanti altri animali che riempivano le sue stalle. Il pomeriggio di un giorno d’estate, caldo come tutti gli altri giorni, il povero contadino lasciò il campo e tornò a casa per ripararsi dal sole, mangiare qualcosa e riposarsi un po’ prima di tornare al lavoro. Si era appena appisolato, quando qualcuno picchiò con forza alla porta. Un po’ spaventato e preoccupato, si alzò per andare a vedere chi bussava con tanta forza. Aprì e vide un suo parente, col viso tutto rosso e sudato, che gridava: “Catastrofe, catastrofe, è successa una cosa terribile…” Il poveruomo, spaventato chiese: “Ma cosa sarà successo? Che catastrofe? E’ scoppiato un incendio?”. “Peggio, molto peggio” rispose l’uomo. “E’ morto forse mio padre?” sussurrò con un filo di voce il contadino. “Peggio, molto peggio: il tuo asino ha ammazzato l’asino del giudice!!!”. L’uomo, poverino, a quella notizia veramente catastrofica, si portò le mani alla testa, guardò disperato il cielo e scoppiò a piangere. A quella confusione si affacciò sulla porta anche la moglie e chiese: “Cosa è successo che piangi così disperatamente. Quale disgrazia si è abbattuta sulla nostra famiglia?”. “Il nostro asino ha ammazzato l’asino del giudice!”. “E allora?” ribatté la moglie che si era un po’ calmata. “Ma come, non hai capito? Il nostro asino ha ammazzato quello del giudice! Questa è veramente una catastrofe! E ora cosa facciamo?”. La moglie lo guardò un po’ pensierosa e poi gli diede un consiglio: ”Fai come ti dico io e vedrai che tutto si risolverà. Vai dal giudice e prima di dirgli quello che è successo veramente, gli racconti che è stato il suo asino ad ammazzare il nostro e vedrai…”. Il contadino non capiva subito, ma pensava che forse la moglie non era del tutto sciocca e decise di seguire il suo consiglio. Si mise il vestito buono, si recò a casa del giudice, si fece ricevere e raccontò il fatto. Il giudice non fece una piega, come se niente fosse accaduto: “Non c’è problema buon uomo. Prendiamo un codice, leggiamo quello che c’è scritto e applicheremo la legge per tutti.” Si alzò, andò in una stanza dove teneva tanti libri e tornò con un grosso codice. Lo aprì, lesse un articolo che diceva che l’asino è un animale, che non capisce niente e che allora non c’è condanna. Era chiaro che il suo asino doveva andare libero. Sentite queste parole, il contadino ringraziò il giudice per il saggio giudizio. Poi, calmo, raccontò la verità: “In realtà, signor giudice è il mio asino che ha ammazzato il suo, ma, come ha detto lei, gli asini sono animali e non sono colpevoli e, siccome la legge è uguale per tutti, la mia bestia è innocente.” Come il giudice sentì queste parole e si rese conto che l’asino morto era il suo, si arrabbiò tantissimo, divenne rosso dalla rabbia e gridò che il codice penale che aveva letto era vecchio, non valeva più, che quello che c’era scritto non contava. Poi si alzò, andò nella stanza di prima e portò un suo codice personale che valeva per lui e per la gente come lui. C’era scritto, in questo codice, che il contadino era colpevole e che lo doveva pagare e se, come sembrava, non aveva i denari per ripagarlo, doveva dargli il suo di asino. Così era scritto!!! Il poveretto disse che non aveva denaro e aggiunse: “Prendi il mio asino, perché io non posso pagare!”. E così perse la sua bestia Io mi sento un po’ come il povero della storiella del mio paese: in Italia ho trovato un giudice che ha usato un codice penale tutto suo e non quello che dice: la legge è uguale per tutti. Sono stato condannato e ho perso l’asino…
RORHOF