PRISON CHRONICLES / 2009 N.5
L'INCUBO ED IL SOGNO
Paolo F.
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Il rumore assordante e tagliente degli enormi portoni di ferro che sbattono e le serrature che scattano alle tue spalle quando entri in carcere ti accompagna quale sonoro delle paure, incubi e timori che provi per tutta la detenzione.
Non ci sono parole per descrivere l’essere privati della libertà: bisogna provarlo.
La mia non è una detenzione lunga, attualmente sono detenuto da poco più di tre anni.
Quando sono giunto in carcere nel 2006, mi ero fatto un’idea di come sarebbe stato il fatidico momento della libertà. Avrei voluto camminare “fino all’orizzonte”, camminare a lungo, sempre dritto, per dimenticare i dietro-front ogni 50 passi nel cortile della Casa Circondariale.
Mi immaginavo il tragitto: ponte Druso, viale Druso, ponte Adige, per poi trovare una pizzeria e togliermi la voglia accumulata di pizza al salamino piccante.
Dopo 7 mesi dall’arresto arrivò inaspettatamente la scarcerazione per iniziare la detenzione domiciliare, un tragitto di 700mt. Ho preparato velocissimamente le mie poche cose, ho salutato qualche compagno di detenzione e mi avviavo felice verso l’uscita. Ma ahimè dopo il primo cancello mi aspettava una scorta di tre uomini armati , sono stato ammanettato, caricato su di un furgone della Polizia Penitenziaria, portato fino davanti il portone di entrata del condominio dove abito ed accompagnato fino dentro l’appartamento , tra gli sguardi curiosi di tutti i vicini.
Non mi sono mai sentito così umiliato in vita mia. A Verona, qualche anno fa, mi venne notificato presso la stazione dei Carabinieri, un breve periodo da trascorrere agli arresti domiciliari con effetto immediato. Mi dissero di raggiungere casa entro mezz’ora e di telefonare in caserma per confermare di essere arrivato. Così pensavo sarebbe andata anche qui, a Bolzano. Ritornando alla mia storia, dopo 11 mesi trascorsi ai domiciliari , con il permesso di uscire a lavorare presso 2 cooperative, mi è arrivata la sentenza definitiva di trascorrere in carcere i 2 anni di condanna rimanenti.
Oggi mi manca 1 settimana alla data della mia scarcerazione definitiva. Ho pagato il mio debito con la Giustizia e sono nuovamente ad immaginare come sarà il momento in cui uscirò dal carcere.
Questa volta non ho l’incubo di essere scortato a casa.
I miei pensieri vanno perlopiù al come saranno i miei rapporti con gli altri, quelli “di fuori”.
Durante la detenzione ho avuto a che fare con personale esterno perfettamente addestrato a trattare con noi carcerati. Gli insegnanti dei vari corsi, educatori, assistenti sociali, psicologi, sociologi, personale medico ed assistenti volontari, tutti sempre pronti a regalarci un sorriso oltre al loro contributo professionale. E’ una vera manna per noi “dietro al muro”, ci innamoriamo di tutte le figure femminili che ci circondano di attenzioni.
Ma appena sarò in libertà come reagiranno con me le persone “normali”, persone alle quali chiederò un lavoro, o un appartamento in affitto, o un finanziamento, quando sapranno di avere davanti a loro un pregiudicato?
Potrò essere anche io una persona normale?
Ma in che modo? Provando a nascondere questa mia macchia? O forse è meglio confessare della mia detenzione prima che l’informazione arrivi loro da altre fonti e passare anche per falso oltre che essere un delinquente?
E le persone che sanno della mia carcerazione, faranno giocare i loro figli con i miei?
I miei vicini di casa, sapendo dei miei trascorsi, accetteranno un mio invito a cena?
Pensate forse che sia pazzo a pensare tutto questo? Beh, proprio normale non lo sono, visto che sono finito in carcere, eppure testimonianze di altri detenuti che sono già entrati ed usciti, confermano a pieno questa mia tesi.
Mi è stato inoltre consigliato da detenuti e non, di cambiare città appena riacquistata la libertà, in quanto sarò sicuramente perseguitato dalle diverse forze dell’ordine in servizio in città.
Sono questi i presupposti per un ordinario reinserimento sociale?
Non pretendo molto dopo aver pagato fino all’ultimo il mio debito con la Giustizia. Vorrei solo la possibilità di ricominciare una nuova vita, partendo dal nulla a 43 anni. Un lavoro, un appartamento e l’impegno di aiutare come volontario chi ha bisogno di aiuto: è così che sogno di poter modellare la mia vita futura. Ho due fratelli che non si fanno più sentire e non rispondono alle mie lettere, da quando sono stato arrestato. Il motivo?.......credo che abbiano avuto vergogna di essere dello stesso mio sangue.
Ma se reagiscono così i fratelli, cosa dovrò aspettarmi dagli altri?
RORHOF