OGNUNO È CIÒ CHE PENSA
PRISON CHRONICLES / 2013 N.10
Anonimo
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Ciò che si manifesta nella vita di ognuno è iol frutto del pro- prio essere pensante e da ciò che si desume che, come ha affermato un saggio indiano (Krisnamutti), la maggior par- te delle persone incarcerate, esclusi pochi casi, non avreb- bero bisogno di essere impri- gionati bensì curati. Se lo scopo è il recupero si do- vrebbe accompagnare il carce- rato verso una diversa visione della vita; ovvero utilizzando un percorso positivo che può essere il lavoro e l’inserimento in strutture rieducative. L’inserimento nella struttura carceraria difficilmente riu- scirà nel presunto compito del recupero del carcerato se questo è lasciato in continuo contatto con una dominanza di pensiero deviante. Un modo per attuare tale pro- posito potrebbe concretizzarsi favendo accompagnare il sog- getto da una figura educativa che lo indirizzi, con l’aiuto delle istituzioni pubbliche, versoi un percorso di cono- scenza del bene e della retta via. L’accompagnamento do- vrebbe avvenire dentro e fuori dalla struttura carceraria. Ovviamente imnporre un per- corso generalizzato serve a poco, un percorso individuale potrebbe evidenziare ciò che il soggetto non conosce di sè per poter migliorare il percorso di vita futura. Se le istituzioni si ponessero un ambizioso progetto, quello di ridurre il proprio modello giudicante ed optassero pre- valemente per un ruolo cor- rettivo delle devianze, queste avrebbero più possibilità di essere sconfitte. Tenendo conto che il carattere può mutare ma il tempera- mento rimane immutato nella vita di ognuono, quest’ultimo non muta se non si modifica il pensiero dominante. Senza presumere risultati di straordinaria entità, le isti- tuzioni dovrebbero almeno essere in grado di aiutare il soggetto ad affezionarsi ad un comportamento di tipo virtuoso.
Goethe: Genti, servi e signori confessano per semprte, che la più grande felicità dei mor- tali è soltanto la personalità.
RORHOF