POLITICA MIGLIORATA
PRISON CHRONICLES / 2013 N.10
MD
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Sono arrivato in Italia come clan- destino dalla Libia e adesso su di me grava l’accusa di aver fatto lo scafista. Penso che sull’immigrazione manchi una politica mondiale adeguata. Se non c’è una politica coerente si ripeteranno all’infini- to gli sbarchi e aumenteranno i clandestini. In Senegal, ad esempio, hanno limitato in modo molto ingiusto i permessi per l’Europa. Viene richiesto il passaporto e un atte- stato di specializzazione profes- sionale Viene controllato il conto bancario e viene appurato che la persona che chiede di espatriare abbia conoscenze del paese nel quale sceglie di andare. La ri- chiesta viene inoltrata al conso- lato del paese dove vuole recarsi. Questa richiesta costa dai 300€ ai 400€. Dopo 2-3 volte che si fa richiesta, questa, a volte è posi- tiva. Può capitare che la propria richiesta sia sempre negativa. Si ottiene il permesso attraverso la corruzione via denaro. Più vol- te ho visto commercianti ricchi senza massima qualifica avere il permesso dopo la prima richiesta. Anche in Italia ci sono questi venditori e come in Senegal, sono abusivi. La stessa possibilità viene data a funzionari statali che hanno co- noscenze, mandano i figli che al loro paese hanno problemi, nei diversi paesi europei. Arrivati in Europa, saranno loro a controlla- re i gruppi di Senegalesi nei di- versi paesi europei. Questo per- ché hanno avuto la possibilità di studiare ed è facile sottomettere chi non conosce bene la lingua del paese ospitante. Ho studiato fino alla scuola se- condaria. Non ho fatto l’univer- sità perché ho studiato la pratica informatica, genial logical soft e management informatico. Per 3 anni ho fatto questi corsi. Ho finito la scuola a 17 anni, essen- do andato a scuola un anno prima dei miei compagni di classe. Non vengo da una famiglia ricca. Mio padre è morto quando avevo 9 anni e mia madre vendeva la frutta. Noi siamo in 2 fratelli gran- die2sorelledi13e9anni.Loro vivono in Senegal da mia madre. Per venire in Italia sono partito dalla Libia caricato in un camion frigorifero assieme a persone sconosciute di paesi diversi. Ci hanno stipati come animali uno addosso all’altro, chiuso il por- tellone e portati verso il mare. Si sono riaperti i portelloni in un porto libico, ci hanno messi in un magazzino senza finestre e senza luce. Era un grande magazzino, dove venivano stivate le merci scaricate dalle navi, controlla- to 24h su 24h da soldati armati. Questi soldati sono appostati sia dentro che fuori dal magazzino. A queste persone interessano solo i soldi e ti dicono che indie- tro non puoi tornare. Devi solo affrontare l’attraversata. Prima di essere imbarcato vie- ni spogliato di tutto: soldi, ipad, telefono. Il passaporto viene se- questrato da loro. La violenza esercitata nei confronti dei mi- granti fa parte del loro lavoro. L’imbarco avviene di notte ed è pauroso! Il viaggio costa 700/800 di mazi francesi. Se non li hai, non avrai i giubbotti salvagente e devi lavo- rare sulla barca. Devi guadagnar- ti il viaggio in un altro modo. Non si può avere idea di quello che deve sopportare chi tenta di fuggire dalla guerre e dalla fame. Violenza e paura sono sempre unite. Sei nelle mani di gente che non ha scrupoli. Donne che stringono i loro bambini al petto, che da- vanti alla viste delle onde gigan- tesche del mare in burrasca im- plorano di non partire. Vengono picchiate ed imposto con la forza di salire a bordo assieme alle loro piccole creature. Uomini ai cui oltre ai pochi beni viene tolta anche l’umanità, che in fila cercano di salire sull’im- barcazione con la speranza di raggiungere un paese che li strappi dalla morte. L’espressio- ne che ho visto nei loro occhi era il terrore incapace, al momento dell’imbarco, di lasciare spazio alla speranza.
RORHOF