RAPPORTI CON LA FAMIGLIA
PRISON CHRONICLES / 2016
PA
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Il carcere dovrebbe in teoria e in pratica riabilitare i detenuti a tenere un comportamento tale da non tornare una volta liberi a rei- terare. Dovrebbe garantire attraverso i corsi una formazione al lavoro e tenere uniti i rapporti con le famiglie soprattutto con chi ha bambini piccoli, perché non ac- cada che il detenuto, una volta tornato in libertà, si ritrovi solo e senza niente, con la possibilità di tornare subito a delinquere, per- ché non avendo più famiglia, una casa, un lavoro e i soldi, l’unica soluzione possibile è procacciar- si il sostentamento in qualsiasi modo, anche illecito. Il sistema penitenziario italiano dovrebbe, secondo il mio pensiero e quel- lo di tutti i detenuti, garantire (come esiste già in altri stati), la possibilità ogni tanto di poter avere rapporti intimi con la pro- pria moglie (in un luogo predi- sposto appositamente in carce- re), così il legame della coppia anziché deteriorarsi, si rinforza e rimane unito, non avendo biso- gno chi è all’esterno di cercare ciò che il suo compagno attual- mente non può dargli. Ad esempio nel mio paese (Ro- mania) il sistema penitenziario garantisce ogni tre mesi di ap- partarsi per due ore in una cella messa a disposizione dal carcere per avere rapporti intimi con la propria moglie. Perché le donne hanno bisogno d’amore e di sentirsi importan- ti e indispensabili per il proprio uomo. Per ogni detenuto, il pensiero di una famiglia che lo aspetta una volta in libertà, è fondamentale per la sua riabilitazione. Perché sa bene che cosa gli accadrebbe se dovesse tornare, una volta li- bero, a reiterare e tornare in car- cere perdendo così di nuovo la libertà e forse per sempre la pro- pria famiglia.
RORHOF