PRISON CHRONICLES / 2008 N.4
SE IO POTESSI ...
Paolo F
------
Se io potessi… è un po’ come trovare la lampada di Aladino e sentirsi chiedere dal genio che ne esce sfregandola: “Esprimi un desiderio ed io te lo esaudirò”.
Davvero un bel colpo di fortuna, ma come essere certi di non avere rimpianti in futuro, riguardo al desiderio espresso?
Quante volte nella vita ci siamo posti questa domanda. E la risposta non è mai stata la stessa. E’ una risposta che varia con l’età, con il luogo, con chi abbiamo vicino, con l’andamento economico o con la situazione di instabilità della pace nel mondo e tantissimi altri fattori.
Altro bivio per la scelta del desiderio, potrebbe essere il se essere “egoisti o altruisti”, un bisogno personale o del bene da dividere con gli altri? Essendo questo il mio tema e dovendo quindi esprimere il mio desiderio, beh… non penso di avere dubbi in proposito.
Un desiderio ce l’ho. Desidero incontrare i miei due figli, unica ragione della mia vita. Non li vedo da più di dieci mesi ed allo stato attuale della mia detenzione, passerà un anno ancora, prima di poterli riabbracciare. Loro non sanno dove sono e mi è stato vietato di dirlo loro.
Devo invece reggere il gioco di qualcun altro che ha detto loro che sono all’estero per lavoro. Non ho mai mentito loro, e se ora dico la verità verrà interrotto qualsiasi contatto telefonico od epistolare. Mi sto perdendo una fase importante della loro crescita, specialmente del maggiore che sta entrando nella fase critica dell’adolescenza. Ha bisogno di sicurezze ed invece deve scontrarsi con una confusa e difficile realtà. Dov’è il suo papà che sentiva al telefono almeno una volta al giorno, che poteva chiamare a qualsiasi ora del giorno e della notte? Perché ora il cellulare risulta essere sempre spento? Il suo papà gli vuole ancora bene? Questo figlio che ha mille dubbi su quale sia la verità, come reagirà, quando mi vedrà ricomparire tra un anno senza mai avere avuto risposte alle sue domande?E’ sempre stato da me abituato a ricevere ampie argomentazioni su qualsiasi discorso si affrontasse ed ora tutto è diventato vago e nebuloso. Se sento al telefono i miei figli, devo schivare nella maniera più creativa possibile le due classiche domande: “Quando torni papi? Perché non rispondi mai al cellulare?”.
Eppure siamo distanti meno di un chilometro. Se lui mi sapesse qui passerebbe con la bicicletta davanti al carcere e mi farebbe un semplice “ciao ciao” sorridendo, sapendo che il suo papà c’è e gli vuole bene. Solo che è al di la del muro. Lui è stato spesso avvisato che, se non rispetta certe regole, sarà messo in collegio. Io ho violato alcune regole della società, e sono in collegio per un periodo, basterebbe così poco a spiegarglielo. Per tutta la durata della carcerazione non posso avere né permessi, né misure alternative. Mi basterebbe rassicurare i miei figli facendomi vedere un’ora il mese, prima che evidenti segni di squilibrio segnino il loro carattere permanentemente.
Se io potessi… vorrei riabbracciare i miei figli.
Se io potessi… vorrei poter dire loro la verità.
Se io potessi… uscire, tornerei tra un’ora.
Se io potessi… è solo un sogno.
La realtà è tra queste mura, dietro queste sbarre, tra le mie lacrime soffocate dal cuscino ogni sera.
RORHOF