PRISON CHRONICLES / 2009 N.5
TEMPO BRUCIATO, ACCENDE LA PASSIONE
Stefano D.
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Il passatempo in un carcere, di qualsiasi durata, per qualunque detenuto, è una pedina fondamentale per attraversare questo periodo, già buio del suo.
Ovviamente c’è una grande percentuale di carcerati che preferisce farsi passare il tempo senza impegnarsi in niente e con nessuno.
Io, per fortuna, non riesco a stare fermo senza tenermi occupato, però vorrei definire meglio la parola “passatempo”.
Smontandola arrivo subito al punto, cioè: mi faccio passare il tempo!!
Non mi piace, penso che niente di ciò che faccio, dico o non faccio debba rimanere nel tempo senza un significato.
Il mio tempo, nella mia unica vita, lo vorrei usare nel migliore dei modi e con la dovuta intensità.
E che sia chiaro: nel bene o nel male.
Per cui, quello che ho costruito e fatto nel periodo della mia detenzione, l’ho fatto con passione e amore.
Di certo mi ha aiutato la complicità di un compagno di cella che, con le sue opere, mi ha ispirato a provarci.
Una volta entrato nel progetto una delle spinte più efficienti a finirlo è sato il pensare a chi era destinato questo regalo.
In un certo senso questa moto rispecchiava la tanto desiderata libertà, perché oltre la mia passione per la moto, mi ha fatto vivere certi momenti indimenticabili ed emozioni fortissime con persone interessanti in un mondo del tutto speciale.
L’idea era abbastanza spontanea, partire dal disegno tecnico in scala per passare alla costruzione del telaio e delle varie parti ed accessori, con tanti dettagli.
Il lavoro non era certo facilitato dalle poche attrezzature che si riescono a costruire o avere in carcere, ma alla fine anche a questo problema ho sempre trovato una soluzione.
La fantasia, la capacità di comprendere certe logiche e “una mano” con esperienza artigianale fa fare qualsiasi cosa.
Questa moto mi a aiutato ad esprimere il mio amore verso una persona, sognare la mia passione e soprattutto: sperare nel tempo libero.
RORHOF