PRISON CHRONICLES / 2010 N.7
UN ALBERO, UN PANETTONE E... TANTA SOLITUDINE
I. J.
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Questo è il Natale in carcere. Si fanno strada i ricordi, come ombre minacciose e tristi dei Natali trascorsi in famiglia.
Quanti anni sono trascorsi! Tutti gli anni, la sera della vigilia, la famiglia si riuniva per la cena che in realtà era quella di tutte le sere, in più c’era solo il panettone che mangiavamo intorno all’albero. E poi le canzoni cantate tenendoci per mano attorno all’albero. I miei santificavano tutte le feste litigando, io ormai non ci facevo più caso, era sempre tutto uguale. Ma perché allora ho tanta nostalgia di quei Natali in famiglia? Forse perché prima di avere tanto tempo per riflettere sdraiato su di una branda e con le inferriate alle finestre, non avevo mai voluto pensare veramente a niente. Tutto apparentemente mi scivolava addosso…
Intanto però scavava un solco profondo e quel bambino cresceva, diventava un uomo chiuso e sprezzante, capace di condividere solo la rabbia che non sapeva tenere a bada. Anche in carcere ci sarà l’albero di Natale. Tutti gli anni il cappellano ne fa addobbare uno dentro la chiesa. I volontari ci offrono il panettone. Ma quanta solitudine! Anche questo sentimento mi ricorda qualcosa, come se desse corpo ad un passato a me sconosciuto. Ma cosa trovavo sotto l’albero quando ero bambino?Niente! Da più grandicello qualche volta trovavo la maglia che mi aveva fatto la nonna. Ricordo una lana ruvida, un po’ come i sentimenti che ci scambiavamo.
Sul tavolo non mancava la bottiglia di vino del nonno, che per me era un incubo man mano che il livello si abbassava. Sapevo cosa sarebbe successo dopo.
Qui però ho bisogno di sognare Natali diversi, con tutti che mi stavano attorno, con tanti regali. Non riesco ad accettare di aver vissuto per tutta la vita la stessa privazione che vivo oggi in galera! Il giorno di Natale guarderò oltre le sbarre, al di là del fiume i bambini correre felici con le biciclette nuove, i monopattini, vedrò i loro padri caricare sulle macchine gli sci nuovo fiammanti, ci sarà qualche bambino che stringe il suo nuovo pupazzo o una bimba che spingerà la carrozzella che ha trovato sotto l’albero. Da ognuno di loro, anche se a malapena riuscirò a vederne i contorni del viso, mi farò regalare un pochino della serenità, della gioia che portano a spasso.
RORHOF